Sorriso/ il tuo
nomade
conduce tra pascoli di distanze
branchi di me
già dispersi tra canyons
aperti tra muscoli.
Le parole/ le mie
essiccate
su alberi di mesi
avi gli anni
avidi
di ore, minuti, secondi.
Nella paura/la nostra
digiuna d'odiare
affamata d'amare
imbottigliata in strettoie
di quel non rimembrare
dimenticando di esserne incapaci.
Un tempo/uno di quattroquarti
resta per concedersi all'amare
come fosse naturale
non aver mai smesso di farlo
o di pensarlo
per 4/4
per l'intero.
La natura/ umana
a chiudersi
in una vertigine convertita
dal riflesso d'uno specchio
la cui eco ride
rimbalzando tra cunette di pori.
Sguardo/il nostro
homeless
senza mostri alle spalle
evirato il tremore passeggero
da un ciao viaggiatore
genuflesso.
Notte incuneata
tra albe distanti
senza dimore nei calendari
asfissia di date
da segnare o depennare
pre, post... inesistenti
... σφυξία
su distacchi necessari
battito di polso
a segnar la quiete rinvenuta.
Paola Tinchitella © tutti i diritti riservati
domenica 1 maggio 2011
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